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  • Immagine del redattoreArtemis con le donne

Prevenzione del tumore al seno





Non sai mai quanto sei forte fino a quando essere forte è la sola scelta che hai.

(Cayla Mills)

Il tumore al seno è tutt'ora la prima causa di morte delle donne: colpisce una donna su otto e rappresenta il 29% dei casi tumorali nel genere femminile.

In Italia si registrano 50.000 nuovi casi all'anno con un particolare aumento tra le donne di età compresa tra i 35 e i 50 anni, una fascia di età esclusa dal programma nazionale di screening che richiama ogni due anni, donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni.

Grazie allo screening, vengono identificate le donne ad alto rischio le quali verranno sottoposte precocemente a test diagnostici.

Una diagnosi precoce di cancro al seno comporta una guaribilità del 95%.

Pillole di anatomia



Le mammelle sono principalmente costituite da tessuto ghiandolare, tessuto adiposo e fibroso. Quest'ultimo sostiene la ghiandola ricca di vasi e nervi.

Il latte materno viene prodotto da piccole ghiandole chiamate lobuli e viene convogliato verso il capezzolo attraverso i dotti galattofori.

Le cellule ghiandolari si riproducono continuamente per sostituire quelle vecchie o danneggiate. Il processo di riproduzione e crescita cellulare è regolato da alcuni geni che se vengono danneggiati, per invecchiamento o per altri fattori, determinano una crescita cellulare incontrollata con conseguente sviluppo di tumore.

Quali sono i fattori di rischio?


Non modificabili:

· Età: >50 anni;

· Esposizione ormonale: menarca precoce ( prima di 11 anni), menopausa tardiva (oltre I 55 anni), nessuna gravidanza o dopo I 35 anni, non allattamento al seno;

· Familiarità: presenza di almeno un familiare con un precedente tumore al seno/ovaio;

· Pregressa neoplasia;

· Mutazioni di specifici geni: BrCA1 e BrCA2 se vengono ereditati già mutation, aumentano notevolmente IL rischio di tumore Al seno e all'ovaio.

Modificabili:

· Terapia ormonale sostitutiva: gli ormoni presi Durante la menopausa per ridurre la sintomatologia possono aumentare IL rischio di tumore. Ma, ad oggi, se presi sotto prescrizione medica, nelle dosi e posologia giuste, non concorrono a nessun rischio aumenta.

· Obesità: IL grasso corporeo aumenta la produzione di insulina e estrogeni che stimolano la proliferazione cellulare.

Questo vale non solo per le donne in menopausa: un eccessivo aumento del peso in età puberale è associato a un aumento del rischio di sviluppare tumore al seno in età adulta.

· Scarsa attività fisica e dieta: Lo sport aiuta a mantenere il peso, rinforza le difese immunitarie ed equilibra i livelli ormonali. Una dieta ricca di verdure, frutta, cereali e povera di alcol, zuccheri raffinati e carne rossa, diminuisce il rischio di tumore.

· Fumo.

Oltre il 20% dei tumori al seno sono associati a questi fattori. Modificarli vorrebbe dire ridurre drasticamente i casi di tumore.

Cos'altro si può fare per ridurre il rischio?

· Autopalpazione;

· Visite annuali dal ginecologo o da un medico specialista;

· Mammografia;

· Ecografia senologica per donne giovani;

· Risonanza magnetica mammaria (oggi riservato solo per le donne con mutazione dei geni BrCA 1-2, donne giovani con seno denso e/o familiarità).

L’autopalpazione è un esame che la donna stessa dovrebbe fare a partire dai 20-25 anni ogni mese.

Consiste nell’osservazione allo specchio e palpazione, con determinati movimenti, del proprio seno per ricercare eventuali cambiamenti. E’ sempre bene che venga insegnata dal medico o dall’ostetrica. L’autoesame del seno è una tecnica molto semplice che però non è sufficiente come diagnosi. Rappresenta più un modo per conoscersi e permette di individuare dei cambiamenti che la donna dovrà tempestivamente comunicare al proprio medico.


Fare attenzione se:

· la cute sembra alterata, tipo buccia d’arancia, arrossata ispessita o retratta.

· il capezzolo appare retratto o se sull’areola compaiono delle protuberanze o crosticine;

· dal capezzolo compaiono secrezioni sierose o ematiche;

· alla palpazione si riscontra tumefazione al seno o sotto l’ascella;

· una mammella appare arrossata o aumentata di volume;





FALSI MITI:

"Se sentiamo dolore, dobbiamo preoccuparci!"

Il dolore non è sintomo di tumore al seno. Non ci si deve allarmare quando sentiamo dolore perché le iniziali formazioni tumorali non danno dolore ma esso è correlato alle variazioni degli ormoni del ciclo mestruale.

"Non usare i deodoranti con alluminio" I deodoranti non aumentano il rischio del tumore al seno. Nel 2016 è stata pubblicata anche una revisione sistematica di tutti gli studi osservazionali e di due studi caso-controllo che hanno confermato l’assenza della correlazione tra l’uso del deodorante e il tumore al seno.

Gli studi effettuati sull'alluminio, presente nei deodoranti, non hanno rilevato una relazione tra il suo effetto sui recettori degli estrogeni e il tumore mammario. Il quarto superiore esterno della mammella è la sede più frequente dei carcinomi mammari solo perché è la parte più voluminosa della ghiandola e non perché è vicina ai linfonodi ascellari.



La mammografia è il test di base dello screening nazionale, la tecnica più idonea per identificare un’anomalia al seno che non sia ancora palpabile o visibile. La maggior parte dei carcinomi mammari si risolve positivamente se vengono diagnosticati in fase precoce, mentre se la scoperta avviene quando la malattia è in una fase più avanzata le possibilità di trattamento e guarigione diventano più limitate. L’indagine non è invasiva e dura pochissimi minuti: si esegue con il mammografo, un apparecchio radiologico che invia raggi X alla mammella, posizionata e compressa tra due lastre. Alla mammografia tradizionale si è affiancata, negli ultimi anni, la mammografia con tomosintesi. Tale tecnica permette un studio stratigrafico della mammella e ha una sensibilità maggiore del 30-40%, rispetto alla mammografia classica.

I test di screening hanno come obiettivo quello di identificare, nella popolazione sana, le persone forse ammalate. Risultare positivi a un test di screening però non significa essere con certezza ammalati ma che si sono riscontrate delle anomalie che dovranno essere studiate in maniera approfondita con altri esami.

In Italia, il programma di screening contro il cancro al seno consiste nella mammografia gratuita per tutte le donne tra i 50 e i 69 anni, con un richiamo biennale. Se si riscontra una positività, la donna sarà invitata ad eseguire esami di accertamento sempre in maniera gratuita e al trattamento, qualora fosse necessario. Il Servizio Sanitario Nazionale invita le donne ad attivarsi nell’affrontare il percorso di screening attraverso una lettera che definisce luogo, data e ora della mammografia alla quale ci si può sottoporre. E’ attualmente in fase di sperimentazione, l’estensione dello screening alle donne di età compresa tra i 40-50 e di età superiore ai 70.

Terapia per combattere il tumore Essendo il tumore al seno un gruppo eterogeneo di malattie, ad oggi abbiamo varie terapie da poter seguire che comprende la chirurgia, la radioterapia e le terapie mediche.

La donna verrà seguita da un team di specialisti composto da oncologo, radiologo, chirurgo senologico e estetico, radioterapista e psicologo.


La chirurgia è la terapia primaria e insostituibile per la cura e la guarigione. Le tecniche sono due: conservativa (Quadrantectomia) applicabile per piccoli tumori e la demolitiva (Mastectomia) che consiste nell’asportazione totale della mammella. La terapia chirurgica è sempre seguita dagli interventi di ricostruzione mammaria a seconda della situazione clinica della donna e delle cure nel post-operatorio.

La radioterapia è generalmente associata alla chirurgia conservativa per diminuire il rischio di recidive.

Le terapie farmacologiche hanno lo scopo di eliminare le cellule tumorali rimanenti dopo l’intervento e comprendono chemioterapia, ormonoterapia e terapie biologiche.

Guarire dal tumore al seno si può e si DEVE.



Cancro al seno e gravidanza

Scoprire un tumore al seno durante la gravidanza non deve spaventare la donna!

La gravidanza di per sé non peggiora la prognosi materna ma può ritardare la diagnosi della malattia. Questo perché l'assetto ormonale della donna cambia e il seno aumenta di volume fisiologicamente, nascondendo eventuali masse e i sintomi. Tutte le formazioni di dubbio significato e tutti i noduli mammari meritano di essere sempre indagati e approfonditi, indipendentemente dallo stato gravidico. Le procedure comunemente utilizzate per la diagnosi di tumore mammario, come ecografia e biopsia in anestesia locale, possono essere effettuate in tutta sicurezza, dunque non hanno alcuna controindicazione in gravidanza. Anche la mammografia, che si basa sull’impiego di radiazioni ionizzanti, non ha alcuna controindicazione in quanto le dosi irradiate sono molto basse.


Oggi è possibile combattere il tumore senza causare danni al bambino!

Durante la gestazione è possibile affrontare la terapia chirurgica e chemioterapica (dopo il primo trimestre) senza rischi per il feto.

La terapia va però interrotta dopo le 34-35 settimane perché i farmaci potrebbero intaccare la produzione dei globuli bianchi e delle piastrine sia della donna che del bambino aumentando il rischio di infezioni, emorragia post-partum e rischi fetali al parto.

Dopo il parto, inoltre, se la terapia deve essere continuata, è sconsigliato l’allattamento al seno sano, perché i farmaci possono passare al bambino attraverso il latte materno.


Tumore e Fertilità

Quando si diagnostica un tumore al seno, prima di iniziare la cura è opportuno che il medico e la coppia parlino di una futura gravidanza.

Le terapie possono danneggiare le cellule uovo della donna, per cui bisogna valutare eventuali tecniche di conservazione delle cellule riproduttive. Gli ovuli possono essere prelevati e congelati fino alla completa guarigione della donna.

E' stato fatto uno studio dall’Ospedale Policlinico San Martino - IRCCS, il quale ha dimostrato la possibilità di mettere a riposo le ovaie durante la terapia attraverso delle iniezioni di Triptorelina. Finita la terapia, si interrompono le iniezioni e le ovaie riprendono i loro cicli.

Dopo un tumore, è possibile affrontare una gravidanza e allattare (naturalmente dal seno sano)! A seguito di una chemioterapia, si consiglia di aspettare un anno mentre per la terapia ormonale si consiglia di attendere almeno 3 mesi.

Gli esami di controllo dopo le cure, non creano danni al bambino e all’allattamento.

La gravidanza non influisce sulla ricomparsa della malattia ma al contrario ha un effetto protettivo!

Il cancro è una parola, non una sentenza.

(John Diamond)

Quando hai una seconda possibilità nella vita, credici e vai fino in fondo. Io ne sono la prova.

(Lance Armstrong)


Sitografia

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